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SERGIO  RUBINO, tappe di  un percorso
 
Regista, Scenografo, Costumista

                    
 
Desidero segnare in questo “percorso” le tappe, che credo, che siano state quelle che anche involontariamente, hanno costruito il mio apprendimento per svolgere la mia professione di “Creativo”, legata all’Arte, in generale, ma in speciale modo alla Pittura e alla Scenografia e a i Costumi ed infine alla Regia sia di Spettacoli Lirici sia quelli di Prosa ed anche a delle Regie di Video e di Danza Classica sia di Danza Contemporanea.
Il primo ricordo è quello, che essendo ancora “piccolo”, mia Madre mi faceva giocare, ma i giochi e sia i giocattoli erano rari, nel “Dopo Guerra” e allora si improvvisava. Mia Madre a volte mi piazzava al centro del tavolo da pranzo, lei si sedeva su una sedia e mi poggiava sul piano del tavolo una scatola di “latta”, che aveva contenuto precedentemente dei biscotti e dopo era stata utilizzata per contenere dei  bottoni di tutte le forme e grandezze e di tutti i colori, e cercava di farmeli imparare. Io ero contento di questo gioco, infatti lo abbiamo ripetuto diverse volte ed  ho imparato  presto ed  era una occasione  per dimostrare ad alcuni  parenti  la  mia “bravura”. Mia Madre  prendeva un bottone dalla scatola ed io indovinavo il colore, con grande ammirazioni dagli astanti. I’orgoglio dei miei Genitori  era quando riconoscevo il colore “Bordeaux”. Mia Madre è stata la prima Maestra  che mi ha introdotto nel mondo dei colori, che sono  stati la base della mia futura scelta  professionale. Quando sono diventato più  grandicello e iniziavo a  leggere i “fumetti”, erano dei giornaletti  che mi  facevano vedere  dei  paesaggi nuovi e interessanti,come quelli del “Far West”, con i relativi personaggi che svolgevano delle storie avventurose. Il mio personaggio preferito era quello che si chiamava “Pecos Bill”. Era un “Coy  Boj”, buono  e difendeva i  “buoni” da i “cattivi”. almeno così lo ricordo. Credo che leggessi anche altri Fumetti, come Topolino” però ricordo che giocavo, ispirandomi a delle storie avventurose, costruendo con elementi di casa come i lenzuoli dei letti, che trasformavo in vele di navi e mi immaginavo che fossi un Pirata. Questa possibilità di creare questi “Set”, con arredi di casa invadendo intere stanze. Lo devo alla pazienza dei miei genitori che mi hanno lasciato sfogare la mia energia creativa. Sono stati dei grandi Genitori, ma non soltanto per questo.
I miei giochi diventavano più dettagliati, iniziavo a desiderare anche dei “costumi” adatti alle mie immaginarie storie. Cercavo dei vecchi vestiti e li trasformavo,in costumi ,imitando quelli dei “Fumetti”. Mia Madre  era la mia “Sarta”, che con pazienza e amore  seguiva le mie indicazioni e cuciva, tagliava, incollava. Ricordo alcuni  costumi, come quello da Pirata, da “7° Cavalleggeri”, da “Pistolero”, da “Capo Indiano”, da “Maragjà” e da altri  che non ricordo. Un elemento importante, da non dimenticare, era che nei Negozi di giocattoli, non vendevano le “Pistole  a Tamburo”, che era indispensabile per “essere“ Pecos Bill”, vendevano solo pistole che imitavano le “Berette” e allora mi facevo  comprare una “Beretta” e io aggiungevo, un “Tanburo”  di cartone. Dopo tempo i negozi di giocattoli come “Studer”, in via Napoli, vendevano, finalmente, delle belle pistole a Tamburo e anche le fondine con il cinturone e il Cappellaccio da Sceriffo, come quelli dei Fumetti. La Stella da Sceriffo  la  costruivo con della latta da scatolame e uno  spillone da Balia.
In quegli anni era difficile assemblare dei materiali diversi o anche simili, non erano state inventate delle colle come, il Vinavil, il BostiK, i Nastri adesivi, sia trasparenti che quelli telati, la Cucitrice. Si andava avanti, cioè  mia Madre  procedeva con Spilli, Spilloni da Balia, Aghi e Filo, Forbici. L’unica colla possibile era la “Coccoina”, quella utilizzata negli Uffici, ma non era affidabile e la farina, appena inumidita con acqua. Per essere preciso, per completare il vestiario dei Capi Indiani, occorreva confezionare il Copricapo. Sono andato accompagnato da mia Madre dal  Pollivendolo dove, l’Insegna  di legno dove  vi  era raffigurata una gallina vicino ad un cannone che sparava una sequenza di uova e la Bottega si chiamava “Al Cannone delle Uova” ( che memoria !! ). Chiesi  al bottegaio se mi poteva raccogliere delle penne, le più lunghe possibili e lui gentilmente  mi accontettò, dopo poco tempo e confezionai, finalmente il mio copricapo. Sempre  per la precisione, vedendo nei giornaletti che gli Indiani, avevano i capelli con la riga al centro e due trecce laterali, che scendevano sulle spalle. La soluzione la trovai, usando la “Stoppa”, quella che usano gli Idraulici, dipingendola  di nero.
Ebbi una fortuna, per le mie realizzazioni, perchè a casa mia, esisteva un mobiletto robusto di legno rustico, con dei grandi cassetti, che contenevano tutti gli strumenti per potere costruire “tutto”, oggi si direbbe per fare del “Bricolage”. Aiutato da mio Padre imparai ad usare la Sega, quella per il legno e sia quella per il ferro, l’Incudine e il Martello, il Cacciavite, la Pialla, lo Scalpello, la Raspa per il legno e per il ferro, il Trapano a manovella (non era stato ancora inventato quello elettrico) e tanti ancora attrezzi. All’inizio potevo usarli sempre con la sua presenza.
Così mi costruivo tutti gli oggetti per completare i Personaggi (in Teatro si chiama “Attrezzeria”). Giocavo a casa con il mio grande amico  Maurizio che mi seguiva nelle mie fantasiose  storie (portavamo, ancora, i calzoncini corti e le calze corte rimboccate e forse orrendamente di colore bianco). Giocavo anche, interpretando i personaggi dei Gladiatori, certamente in nessun negozio d’Italia avrei trovato il loro tipico “ Elmo”e allora  lo modellai con il “Cartoncino Bristol”, carta Velina e spilli e Coccoina e la Daga, indispensabile, fatta  di legno. Certamente, la  mancanza  delle vendite di diversi giocattoli che ne avrei avuto  bisogno, è stato  una sofferenza, ma è stato una occasione per potermi cimentare con la manualità e la creatività. Oggi, credo purtroppo, i ragazzi o i bambini, non sono nella capacità di sviluppare la loro fantasia, ed è una pericolosa involuzione, non sò se è culturale o addirittura Antropologica. Quando entro in un Negozio di giocattoli per comprare qualche regalo, ne approfitto per osservare quale  tendenza  dei giochi  è in atto,sia per i maschietti e sia per le femminucce, ma la  realtà  osservata  è che non  vi sono giochi che possono sviluppare  la loro fantasia o la  loro  creatività. I “Telefonini” multiuso, sono  i loro  strumenti  di applicazione “compulsiva” che riempiono le loro intere  giornate, anche durante i pasti.
La prima “critica ufficiale“ fattami da un professionista, Membro di un Organo Ufficiale, è stata, quella dal Maestro esaminatore degli Esami della 5° Elementare, presso la “Scuola Elementare “Luigi Capuana”, che incontrandolo, per i saluti, con mio Padre, che mi ha accompagnato   per ritirare l’Attestato, disse, rivolgendosi a me “hai eseguito un disegno ( avevo disegnato e colorato la riproduzione del Fruttivendolo, Don Bastiano e della sua mercanzia esposta anche sul marciapiede, che era posta di fronte casa ) che per la sua complessità, hai rischiato  molto, ma lo hai eseguito abbastanza bene, potevi  disegnare anche un fiore, come hanno fatto molti altri tuoi Compagni, comunque, auguri  per il prosieguo dei tuoi studi ”. Questo accadimento lo ho sempre ricordato e credo le parole  “virgolettate” riportate, sono abbastanza vicine alla realtà.
I giovani, quelli seri e sani (faccio il moralista, pazienza) la elettronica la imparano e la usano per fini  professionali, perché è necessario saperla padroneggiare per potere esercitare, oggi,  tutte le “Professioni”. Gli “altri”, per  fini non utili e distraenti dalla realtà.
Una  componente, che mi è stata e mi è ancora utile, è la “osservazione “,non solo guardare,ma sapere “vedere” perché è importante non fermarsi  alle superfici, ma andare  “oltre”. Questa qualità appartiene alla propria personalità, ma viene approfondita con la voglia di conoscere e con degli studi pertinenti. Ho dei ricordi che  non sono apparsi  oggi, ma li ho tenuti  in mente, come quando, attorno, credo, a i sette o otto anni, sono avvenuti degli  accadimenti che adesso descrivo: mia Madre si faceva accompagnare da mè  per  comprare “la spesa” e un giorno andammo a comprare anche del vino presso un  Vinaiolo e mentre mia Madre  si occupava agli  acquisti, ho notato  uno strano Monaco che sia per la taglia della tonaca che non era adeguata al suo corpo e sia come si muoveva, ho percepito un “mascheramento”, non ricordo se la mia osservazione l’avessi riferita a mia Madre, ma non credo, non mi avrebbe creduto. Il giorno dopo, mia Madre tornando a  casa  mi riferisce che incontrando per strada  delle conoscenze del quartiere,che gli hanno riferito, che il giorno  precedente  è stato visto in Corso Olivuzza (la via dove  abitavo con la mia famiglia) si era visto il Bandito Giuliano, vestito da Monaco. Dopo molto tempo, la cronaca riferiva che il  bandito Giuliano, spesso, venendo in Città e si travestiva. Una altra occasione che ricordo, che attiene alla mia “osservazione”, è stata  quella che andando ad assistere ad una rappresentazione Teatrale, portatomi dai miei Genitori, presso il Circolo degli Ufficiali, a Piazza San Francesco di Paolo, durante lo svolgimento della rappresentazione, osservai che il coltello, brandito da un attore, la lama non era di metallo, ma di  “carta  argentata”, lo dissi a mio Padre con un certo risentimento, come se avessero preso in giro  tutti noi del Pubblico. Non ricordo la successiva conversazione. Successivamente alla mia giovanissima età, mi sono successe altre mie “osservazioni”, che  sono infinite e non le posso elencarle naturalmente tutte data la mia età adulta di oggi essia per la mia professione di Regista, di Scenografo e di Costumista e sia, anche, per avere lavorato alla “Direzione dell’Allestimento Scenico” come Vice Direttore, presso il Teatro Massimo di Palermo per 45 anni. Le “osservazioni” dovevo farle,giornalmente, per “Contratto”, per guadagnarmi  il mio sostentamento.
Superata “Terza Media”, dovevo scegliere, quale Liceo dovessi frequentare e con quale “indirizzo”. Avevo voglia di  creatività, di “dipingere, di diventare Pittore, ( a Palermo  subito dopo il lungo periodo Post-bellico, i desideri, i sogni nel campo Artistico, erano delle vere utopie, non vi era nessuna Struttura  con finalità artistiche). Mio Padre, più realista, mi disse che una possibilità di guadagnare qualche “soldo”, poteva essere di tentare di essere assunto alla Camera di Commercio, dove mio Padre era  un Funzionario. Se questa fosse la finalità professionale, dovevo iscrivermi in un Liceo di Ragioneria, come il “Duca degli Abbruzzi” e così è stato. Sin dal primo Trimestre, capì che non era il luogo adatto per mè. Le varie materie non mi appartenevano, erano inadatte al mio  “Pensiero”. Solo la materia della “Calligrafia” mi interessava, perché vi erano delle lettere che avevano bisogno di essere disegnate e colorate, in stile Gotico. Quando iniziai a “consegnare“ i miei  manufatti, dato che avevo cattivi voti in quasi tutte la materie, la Professoressa mi disse che non  credeva che li avessi fatto io, ma qualcuno a casa. Era difficile difendermi, la cosa più opportuna non era difendersi, ma scappare  via, al più  presto  possibile. Mi ritirai da quel Liceo, convincendo, anche i miei Genitori, che furono comprensivi del mio disaggio e della mia decisione.
Dissi a i miei genitori che invece volevo frequentare il Liceo Artistico, furono felici ed io con mio Padre andammo ad Iscrivermi, ma non fù così semplice. Arrivati in Segreteria ci fu’ detto che bisognava che avessi partecipato e superato un Esame di Ammissione e che i termini erano scaduti, potevo provare il successivo anno. E’ stata una tragedia, cosa si poteva fare ? Pensai che potevo provare ad iscrivermi all’Istituto d’Arte, per potere passare questo anno di attesa, in qualche modo produttivo,imparando qualche esperienza nel campo dell’Arte. All’Istituto d’Arte mi accettarono, perché non vi era un Esame di Ammissione e le Iscrizioni erano ancora aperte. Avevo risolto momentaneamente il mio problema. Scrivo “momentaneamente” perché sapevo che L’Istituto d’Arte, di Via Schiavuzzo, era con le finalità didattiche alla formazione di Artigiani. Ma imparai la “Decorazione“ col Professore Alfonso Amorelli che non “metteva” i voti, ma ci lasciava a noi Allievi, giudicarci e “mettere” noi i Voti nel Registro di Classe. Imparai, anche, a realizzare il Mosaico, modellare la Creta col Professore Nino Geraci. La Classe del Modellato, era in una grotta sotterranea dell’Istituto, perchè il “fresco- umido” non faceva assiccare la creta dei nostri manufatti. Le materie  scritte erano quelle,come la Storia dell’Arte, la Matematica, Letteratura ed altre ancora. Vi era un compagno di Classe che si chiamava Rubino come me, ma non eravamo Parenti, ma so’ da sempre che non ho più Parenti, col mio Cognome a Palermo. L’unico oggi è mio Figlio Manfredi.


Ho saputo, per fortuna in tempo, che per accedere all’Esame di ammissione al Liceo Artistico, non avrei dovuto frequentare, tre mesi prima, alcuna altra scuola. Così stetti attento a calcolare  questi tre mesi,che  erano fondamentali. Così finalmente  feci  gli Esami di Ammissione al Liceo Artistico, che consisteva di un esame scritto, un Disegno dal Vero ed una ammissione all’Orale. L’ho superato, l’Esame e sono finalmente diventato  “Allievo, del Liceo Artistico”, come quei ragazzi che quasi invidiavo quando passavo da Via  Papireto.
Iniziai a frequentare la 1^ Classe ed è stata in parte una delusione; Una Materia che era chiamata “La Classificazione delle Piante” che doveva servire per imparare il nome  di tutte le Piante e anche  a che Famiglie appartenessero, nel Mondo. Non capivo e ancora non ho capito a che cosa potesse servire  ad un  Artista o ad un Professore di Disegno e di Storia dell’Arte, questa Materia. Non riuscivo a memorizzare queste centinaia di nomi e la Professoressa un giorno mi disse minacciandomi : “ …a me non importa  se sei bravo nelle Materie  Artistiche,se non impari  la mia materia ti  boccio !! “ infatti mi rimandò ad Ottobre ed io dovetti studiare in estate questa materia che non mi è servita a nulla. Inoltre mi ricordo di un altro problema sui metodi  di insegnamento in generale, ma soprattutto nei Libri di Testo, sulla “Storia dell’Arte“ perché le foto erano soprattutto o completamente in bianco e nero, ed erano foto riprodotte da foto,dunque poco nitide e le foto non facevano conoscere la  grandezza del’Opera. Ne ho avuto un riscontro in un viaggio nell’Isola di Creta, Grecia, dove osservando dei reperti in una “vetrinetta” di un Museo, ho notato una piccola statuetta  colorata che rappresentava, credo, “La donna dei serpenti”, ebbi un sussulto, dalla foto del Libro appariva come una grande statua, invece era di una dimensione di circa 25 centimetri. Ne comprai una copia per i Turisti.
Per le materie Artistiche come il “Disegno dal vero” vi è stato un problema grave, sul piano del metodo. Vi era, nel tempo di un anno scolastico, l’avvicendarsi di diversi Professori. Come un Professore ci insegnava a  disegnare, cercando di seguire la riproduzione sul foglio con  delle linee nette e sicura, subentrando un altro Professore che, invece, ci indicava di disegnare, con un metodo  opposto, cioè di fare  tante linee, cercando di scegliere dopo quale sia il segno da lasciare e cancellare tutti gli altri. Certo tutti possono capire che quei metodi contraddittori non formavano un buono Allievo.
E’ accaduto un fatto casuale e positivo, nella “Classe A” del Liceo Artistico dove io era Allievo. Feci amicizia con un compagno di Classe dal nome Marco Cirrone, ci incontravano anche oltre le Lezioni, un giorno mi presentò suo fratello Daniele che studiava Architettura, mi incontravo anche con lui è spesso parlavamo di Teatro, gli piaceva la Scenografia. Un giorno mi disse che aveva frequentato, lo scorso anno, uno “Stage” di realizzazione Scenografica, presso Il Teatro Massimo di Palermo, e che forse si sarebbe ripetuto anche quell’anno, Immediatamente  non  ho compreso l’importanza di quella informazione, ma mi rimase in  mente.

Iniziai a dipingere, e nel 1961 e ho venduto il primo  quadro per  20 mila  Lire, tengo ancora la ricevuta. Ho continuato a cercare un mio stile, coerente e partecipai alla prima “Mostra Collettiva” presso la BIblioteca U.S.I.S. in via della Libertà, dove adesso vi è da tempo un negozio di abbigliamento di “Giglio”. Quella “Collettiva” era un Concorso, ed io fui “ Segnalato”, ed è stato il secondo riconoscimento ufficiale, come Pittore. Sono stato molto contento e meravigliato di essere premiato alla mia prima partecipazione ad un Concorso di Pittura.
Nel 1962 realizzai la prima mostra “Personale”, in un luogo diverso di una Galleria d’arte, precisamente in un grande negozio di Abbigliamento, molto in moda in quei tempi, che era il ”Fuso d’Oro”, sito in via Ruggero VII, che faceva  parte della catena dei Negozi dell’Industriale Marzotto. I quadri erano “accompagnati “da delle Indossatrici. Fù un  “evento“ che stupì molte persone. Presi “gusto“ a dipingere ed essere un Pittore e pensai di dedicarmi completamente alla Pittura. Era emozionante confrontarsi con la propria creatività, pensai anche, che non era importante continuare gli Studi. Questo mio  intento non tranquillizzo i miei Genitori, che cercarono di trovare una soluzione per garantire il mio futuro più sicuro. Iniziai ad incontrare altri giovani Pittori e capì,dopo un po' di tempo, che alcuni di loro avevano delle “informazioni” più approfondite sulla Pittura e sull’Arte e che era necessario, oltre la creatività istintiva, era uno studio approfondito. Questo “passaggio” di  saggia riflessione non avvenne, così rapidamente come la stò scrivendo, ma non avendo coscienza di quello che avessi dovuto fare, è passato un poco di tempo, per prendere qualche decisione. Capì che dovevo frequentare il Liceo Artistico. In fondo ricordai, che quando passavo, in via Papireto, dove vi era la Sede del Liceo Artistico e dell’Accademia di Belle Arti, vedendo quei ragazzi che le frequentavano come Allievi, pensavo che fossero persone “diverse”.
Un giorno d’estate in una villa di Mondello bivaccavo insieme a degli amici e  vi era  una ragazza che studiava per diventare Farmacista, non ricordo il nome, e vendeva, per guadagnare qualche lira, dei libri di vari contenuti, mi incuriosì un voluminoso libro dal titolo “Arte e Percezione Visiva” di Rudolf  Harnaim e lo comprai. E’ stato un libro fondamentale per la mia visione più approfondita sul campo scientifico nell’Arte. Leggendo e studiandolo, dopo iniziai a comprare delle pubblicazioni inerenti alla Scienza  del “Vedere” le Opere d’Arte, e gli Spettacoli Teatrali, i Film e imparando a poterli analizzare, individuando le strutture compositive non visibili.
Seppi che si tenesse presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo un Corso  della “Scuola Libera del Nudo” diretta dallo Scultore Filippo Sgarlata, e dall’Assistente il Professore Perret, anche lui Scultore. Il Corso era strutturato che noi allievi dovevamo riprodurre dei Modelli completamente nudi, come donne giovane, vecchie, vecchi, uomini muscolosi ed uomini magrissimi, un donna incinta insomma tutto il “genero umano”.
Nel 1963, iniziai a partecipa alle mostre collettive di pittura:
“Mostra del Nudo  - Galleria  “Art Club” Palermo.
“Ricasoliana  1963”  - Galleria “Il Chiodo” Palermo  (2° Premio).
“Città di Monreale” , concorso di pittura, Assessorato al Turismo  (Segnalato).
Biennale  di Pittura  G. Giolitti   Comune di  Dronero.
“Bancarella del Quadro  Mostra Nazionale, Taormina.
“Arte al Borgo”  personale di pittura, Palermo.
Città di  Termini Imerese” concorso nazionale ( Secondo Premio per il Disegno ),  Termini Imerese.
“Aspetti  del Triverese” mostra nazionale   Comune di Vercelli.
“Premio  Conca d’Oro  concorso regionale ( 1° Premio per la Pittura), Monreale.
“Arte  Contro  la Mafia  mostra nazionale  Galleria  Il Punto,  Palermo.
“Il  Paladino d’Oro “  concorso nazionale ( Medaglia d’Argento), Palermo.
“Estemporanea  E.N.C.I.” Galleria il Paladino (3°  Premio), Giardino Inglese , Palermo   - In questa Estemporanea il Modello era il Cane .
“La  Santuzza concorso di pittura Comune di Palermo (Medaglia d’Argento).
“Città di Termini Imerese” Concorso Nazionale (Medaglia d’Oro del Senato della Repubblica) Termini  Imerese.
“Clown  d’ Oro” Estemporanea di Pittura  - Circo Orfei - (1° Premio) Palermo.
“Premio  Telestar “ Estemporanea di Pittura ( Medaglia d’Argento ), Palermo-Il premio mi è stato consegnato da Renato Rascel –
“Il  Paladino d’Oro“ Mostra internazionale Galleria il Paladino (Medaglia d’Argento ), Palermo.
“Etna Club Concorso di Pittura (1° Premio), Catania,
“La  Ciliegia  d’Oro"  Estemporanea di Pittura  (1° Premio)  - una Ciliegia d’Oro - Comune di Castelbuono.
“Città di Termini Imerese” Mostra Nazionale (Coppa d’Argento) Termini Imerese.
“Le Ville Settecentesche” Estemporanea di Pittura (Segnalato) Assessorato al Turismo di  Bagheria -
“Il Pittore e la  Modella Mostra di Pittura  (Medaglia d’Argento)  Palermo.
“Le Petit  Tableau“ Mostra di Pittura Biennale Internazionale d’Arte, Tunisi.
“Mostra Nazionale d’Arte Comune di Spoleto.
Sono stato Critico d’Arte, come Corrispondente da Palermo per la Rivista  “La Vernice”, Edita a Venezia“.
Nel 1961 ho ottenuto il Diploma della “Maturità Artistica”.
Sempre nel 1961 mi sono iscritto alla “Accademia di Belle Arti “, dopo avere superato l’Esame di Ammissione che  era necessario scegliere per frequentare o la Facoltà di Architettura,che era il più difficile, ma però si poteva scegliere anche dopo tempo, di cambiare “indirizzo” e frequentare l’Accademia di Belle Arti “, mentre  se si  compiva  l’esame per  l’Accademia, dopo non si poteva accedere all’Architettura. Nel Corso di Decorazione, vi fù costituito un gruppo informale, interessato alla Scenografia e ai Costumi  Teatrali, eravamo, credo, cinque Allievi, questo avvenne perché i Docenti erano il Pittore e Scenografo Gino Morici e il suo Assistente il Pittore e Scenografo, milanese, Pippo Spinoccia. Fu’ un incontro fortunato, sono stati i miei Maestri che mi hanno avviato a conoscere i primi  elementi per la “Progettazione” del “fare  teatro” e soprattutto la Scenografia come  elemento “Drammaturgico”come la Regia, le Luci, i Costumi e la Musica negli Spettacoli Lirici e il Testo negli Spettacoli di Prosa e non come un semplice arredo che delimita lo spazio delle rapresentazioni Teatrali, ho fondato la Galleria d’Arte denominata  “Arte  al Borgo”, questa denominazione fu data dal mio Professore di Storia dell’arte e Critico d’Arte, Ubaldo  Mirabella. Trovai la Sede, che era l’appartamento del Portiere, disabitato, in via Turati, di fronte il Politeama. Chiesi ad altri miei compagni di Corso di condividere questa esperienza, accettarono  ed Inaugurammo quella Galleria d’Arte. dopo qualche tempo, decisi di andarmene perché non condividevo la scelta di esporre solo arte Figurativa, ma preferivo l’Arte Contemporanea.
           
         
Nell’Estate dello stesso anno, mi incontravo con Cirrone, nella spiaggia di Mondello perché avevamo la Cabina nello stesso “Cortile”, (che coincidenza !) ed era una mattina tiepida con un leggero vento. Il mio amico era sdraiato sulla tiepida sabbia, sotto un ombrellone e le spalle appoggiate ad uno “sgabello” di legno con il piano di tela colorato a striscie (oggi credo, che non li vendano più) e teneva in mano un libretto e segnava con la matita certe frasi, gli chiesi che stava facendo,mi rispose che stava preparando le Scenografie per uno  Spettacolo. Sarà stato forse l’atmosfera serena ed il mio amico Cirrone, immerso nella sua fase di creatività, che immediatamente mi ricordai dello “Stage” al Teatro Massimo. Mi promisi che a Ottobre mi sarei presentato  per essere ammesso a questa “esperienza”. Lo feci e fui accettato ed iniziai ad imparare  le Tecniche per  realizzare le Scenografie Teatrali. Il  Mastro  era Bruno  Montonati, era un uomo silenzioso e bravo, ma appresi dopo tempo che per un motivo sconosciuto si era suicidato. Dopo circa sessanta anni,in Televisione, per caso, mentre facevo lo “zapping” vidi una brevissima apparizione, del’ allora giovane Regista e Scenografo, Franco Zeffirelli, che ringraziava di avere avuto come Maestro di Scenografia Bruno Montonati e per questa  inaspettata apparizione, ho saputo che quel  mio Maestro di Scenografia silenzioso, era un Maestro bravo e Famoso.


Ho ottenuto la possibilità di partecipare come  “Stagista” presso il “Laboratorio di Scenografia” del Teatro Massimo” di Palermo, a collaborare, con la Direzione dello Scenografo, milanese Arturo Benassi. Gli Artisti che abbiamo realizzati i loro Bozzetti Scenografici sono stati: Emanuele Luzzati, Peter Hall, Marcell Escoffier, Aligi Sassu, Danilo Donati (Premio Oscar ), Tono Zancanaro, Renato Guttuso, Tono Zancanaro, Fabrizio Clerici, Giacomo  Manzù, George Wakhevitch, Gianni Quaranta (premio Oscar e premio Cesar), Colasanti e Moor, Luigi Pizzi e tanti altri. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere questi Artisti e potere imparare le loro tecniche ed anche la possibilità di conversare  con questi Maestri di tale Livello.
Nel 1964 mi sono “Abilitato all’ Insegnamento di Storia del’Arte e Disegno” e ho iniziato ad insegnare  dal 1961  al 1963, presso  “Istituto E.N.A.L.C.” che era una Scuola che si dedicava a dare una istruzione a dei Lavoratori, non molti  istruiti e la loro assenza dal  Lavoro per frequentare questi  Corsi era retribuita ugualmente. Il Direttore il Dott. Antonio Bisogni mi informò al primo colloquio, che  i Corsi erano sovvenzionati secondo una Legge specifica e se gli allievi di un Corso diminuivano si interrompevano le sovvenzioni. Nel mio Corso non si verificarono assenze, anzi proposi di  potere organizzare una visita a dei Musei, il Direttore, quasi saltò dalla sedia, perché non si era mai organizzato una Lezione al di fuori della Scuola, io insistetti e mi fù concesso. L’esperienza andò in  porto e fu molto gradita
dai miei Allievi. Successivamente ho insegnato dal 1963 al 1965, Storia dell’Arte e Disegno come Supplente in diverse Scuole a Palermo e Provincia.
Ritornando all’Accademia di Belle Arti, quel gruppo informale, di futuri “Teatranti”, iniziava ad essere interessante, perché un giorno si decise insieme al Professore Gino Morici, di  studiare un progetto  Scenografico, ascoltando una canzone di Ornella Vanoni “della mala” (così erano definite le sue canzoni di allora). Ricordo la curiosità e la perplessità degli altri Compagni di Classe, che si dedicavano alla Decorazione.Il percorso di  quel Progetto fu  molto istruttivo ed cominciai ad interessarmi  alla Scenografia Teatrale.Una altra occasione importante è stata, che il Critico d’Arte Maria Poma Basile,apri una Galleria d’Arte denominata “Art Club” che io frequentavo ed  iniziò anche a frequentarla il “mio” Professore Gino Morici ed incontrandoci spesso, abbiamo iniziato informalmente a sederci a un tavolino e parlare di Teatro, non solo di Scenografia, ma anche di Regia, spiegandomi nel tempo, alcune tecniche della “messa in scena”. Entrando in confidenza, mi disegnava, anche, su qualsiasi  “pezzo di carta”, se stesso, nei vestiti che aveva indossati nel tempo passato (aveva una “mano” di un bravissimo artista). Anche mi confidò che era un inventore e che aveva inventato un sistema dei fari anteriori per delle automobili, che avendo attivato le luci abbaglianti, si sarebbero “abbassati” quando si incrociava con una altra autovettura.Teneva, anche ad essere un bravo Cuoco” e infatti, ”aprì” un Ristorante in via Lincon e mi mostrò una card dove risultava uno "chef" ed era la prima volta che ne vedessi una ma non ebbe grande successo. Si raccontavano allora delle sue grande “marachelle”, possibilmente non tutte erano state compiute, erano forse, delle leggende, come quella che a Roma, dove viveva, si spostava spesso in carrozza indossando una corazza completa, Medioevale e che si fosse sposato con una prostituta (non ci ho mai creduto), ed avere rifiutato di trasferirsi In America per un Contratto della Società di produzione Cinematografica che era la “Metro Gold Maier “, per progettare delle scenografie di alcuni Film.
Il Professore dell’Accademia, Pippo Spinoccia, anche lui come si dice “mi prese a ben volere” e mi faceva assistere a delle prove presso il Teatro Bellini, che era allora il “Piccolo Teatro” di Palermo, con la Direzione Artistica del famoso Regista Franco Parenti, dove aveva firmato dei Bozzetti Scenografici per uno Spettacolo in Cartellone, che non ricordo il Titolo. Inoltre, nel 1962 mi informò che a breve, si sarebbe svolta una Esame di ammissione per potere entrare a far parte della “Compagnia Stabile di Prosa  del C.U.T.” cioè del “Centro Universitario  Teatrale” come Scenografo e la Sede era presso il “Teatro dei 172”, in via Americo Amari, il nome dei “172”diveniva dal numero delle poltrone e dunque dei possibili Spettatori. Quando fu bandito e seppi la data del Colloquio,mi presentai e fui ammesso, in Commissione vi era Antonio Marsala che era il Regista e Presidente del C.U.T. e ricordo anche il Giornalista Roberto Ciuni, proprietario della conosciuta omonima  Libreria, a Piazza Massimo,  poi ho saputo che avesse voluto svolgere la Professione di Regista, ma non ci riuscì. Si trasferì a Napoli per dirigere un Giornale.
Il C.U.T. era allora un  punto di incontro delle forze intellettuali e artistiche emergenti della Città, erano spesso presenti degli Scrittori del “Gruppo 63”. Sempre nel 1962, mi fu affidata la progettazione dei Bozzetti Scenografici per lo spettacolo di Eugenio Ionesco dal titolo “La Cantatrice calva” per la Regia di Antonio Marsala, che era Studente in Legge e suo Padre era il Titolare di un famoso studio Notarile. Antonio avrebbe voluto fare il Regista a tempo pieno,  ma il suo obbligato destino era quello di svolgere la Professione di Notaio e prendere il Ruolo di Suo Padre. Sapremmo dopo tempo che la “nostra”  Cantatrice Calva, era stata una Prima Nazionale.

Nel 1965 collaboro al “Teatro Garibaldi”, realizzando alcune Scenografie. Il Direttore Artistico era il Maestro  Angelo Musco, figlio del conosciuto attore Catanese, che con i suoi  soldi  ricavati dalla vendita di suoi immobili ha restaurato il Teatro Garibaldi. Ha  svolto per alcuni anni delle Stagioni Teatrali di ottimo livello con un riconoscimento sia dalla “critica” e sia del Pubblico.Ricordo solamente uno spettacolo di Carmelo Bene, questo ricordo, ma mi basta per individuare  le scelte culturali che si era prescelto.
Nel 1968 ottengo un scrittura come “Addetto presso la Direzione dell’Allestimento Scenico”. del Teatro Massimo di Palermo e collaboro alla realizzazione di molti spettacoli del Teatro Massimo e del Teatro di Verdura,imparando il complesso meccanismo della messa in scena, comprendendo seguendo la realizzazione dei vari Reparti come: la Sartoria, il Laboratorio di Scenografia, Il reparto degli Elettricisti di Scena, la Calzoleria, i Macchinisti Costruttori, i Macchinisti di Palcoscenico, il Laboratorio di Attrezzeria, gli Attrezzisti di Palcoscenico, il Laboratorio del Fabbro. Successivamente vengo selezionato a potere frequentare il “Centro di Avviamento al Teatro Lirico”, Presso il Teatro Massimo. I Docenti erano il Cantante famoso e storico del Teatro Lirico, come si racconta che con i suoi “Do di petto”infrangeva i bicchieri di vetro, Gina Cigna una famosa Soprano, il Regista Carlo Piccinato, uno dei primi Registi Italiani,genero del famoso Direttore d’Orchestra, Arturo Toscanini. Qualche decennio addietro, non esisteva il Regista elle Opere Liriche, dava delle direttive il Direttore d’Orchestra ed anche Ugo dell’Ara, Coreografo e Primo Ballerino del Teatro alla Scala di Milano e Wanda Sciaccaluga, prima Ballerina del “Teatro alla Scala” di Milano.


Il Regista Carlo Piccinato mi scelse per progettare le Scene e i Costumi per l’Opera Lirica il” Don Chisciotte  della Mancia” di G. Paisiello di cui Lui  era il Regista.
Nella Stagione Lirica del Teatro Massimo 1968 / 69, per la “Settimana Internazionale di Nuova
Musica”, realizzo le Scene dello Spettacolo “Scene del Potere” , musiche di Domenico Guaccero, presso il Teatro  Biondo.
Per il Teatro Massimo, progetto:
“Inganno Felice” di G.Rossini, ho realizzato le Scenografie che vengono realizzate presso il laboratorio storico diretto da Camillo Parravicini a Roma, la Regia era dal romano Tonino del Colle”;
“La  Boite a Joujoux", di C. Debussy, progetto le Scene e i Costumi del balletto, per la Coreoagrafia di  Ugo dell’Ara;
“Pierino e il Lupo” di S. Prokofiev, progetto le Scene  e Costumi  per il balletto, per la Coreografia di Ugo dell’Ara;
“Boheme” di G. Puccini progetto le Scene e costumi per la,con la Regia di  Aldo Mirabella Vassallo, presso il Teatro delle Latomie, a Siracusa, da anni non è più attivo;
“Il Telefono” di G.C. Menotti, progetto le Scene e i Costumi, per la Regia di Tonino del Colle, presso il Teatro delle Latomie a Siracusa. ( da anni non è più agibile);
Trasferitomi a Roma con due miei amici, giovani Pittori, intrattengo rapporti col il mondo Romano di giovani Artisti, ricordo appena, un evento “mondano”, dove sono stato invitato in una festa dell’Attore Tomas  Miliam, e nell’occasione seppi che gli avevano rubato delle piante  che erano poste davanti alla sua porta. (non è un avvenimento importante per il mio percorso Artistico, ma mi diverto ad inserirlo).
Nel 1969, vengo informato che a Palermo si è bandito il Concorso per la Carica  di “Vice Direttore della Direzione dell’Allestimento Scenico” e ci si accede per Titoli di Studio e per Curriculum Artistico e se sono adeguati, si è invitati ad eseguire delle Prove pratiche, e se si eseguono correttamente si è interrogati da una Commissioni di Esperti del Teatro. Questa notizia mi ha creato delle serie riflessioni ed anche a i miei Zii che mi ospitavano amorevolmente.Il dilemma era: O restare a Roma,dove vi sono più possibilità di svolgere la mia Professione quale? Ho esperienza di Scenografo Bozzettista di Scenografo Realizzatore, di Costumista, di Pittore, di Professore di Disegno e Storia dell’arte. Ma occorre tempo  per trovare le occasioni “giuste”, ma Roma non era in attesa che io arrivassi, ma a Palermo non  vi  erano  possibilità di svolgere delle professioni legate alle Arti e allora cosa fare ? Sono stato alcuni giorni per riflettere, anche con i miei Zii, Adriana e Franco Paci che avevano paura di darmi un consiglio che potesse risultare negativo, e non volevano influenzarmi, ma anche cercavano di aiutarmi a riflettere. Infine  ho espresso una ragionevole decisione, Vado a Palermo è partecipo al Concorso, se non lo vinco torno a Roma, se lo vinco, provo se è una opportunità a mè congeniale, se non  fossi stato felice, lascio e torno a Roma, Non sarò prigioniero del Teatro Massimo o addirittura di Palermo, non sono due “Alcatraz “. Ho deciso, provo a partecipare al Concorso.
Tornando Palermo presentai tutti documenti richiesti e mi preparai tutto l’occorrente pratico,per qualsiasi evenienza  e li sistemai in una borsa adatta e ripresi a documentarmi e studiare, su alcuni miei libri di storia della Musica ed anche, altri argomenti, come quelli per la realizzazione della Scenografia, ma mi fidavo, complessivamente, delle esperienze pratiche e non, che avevo realizzato precedentemente. Al giorno fatitico mi presentai nell’Aula degli esami presso il Teatro Massimo  e vi erano una decina di tavolini  con altrettanti  altri concorrenti, e un tavolo con qualche Menbro della Commissione, ma ricordo solamente il Professore Ubaldo  Mirabelli. Fu dettato il titolo del Tema, ricordo, che era legato a qualche periodo  storico della Musica. Lo completai e  lo consegnai. Al secondo esame, la prova tecnica consisteva  nel dovere eseguire  la “Restituzione” che consiste, che dato il Bozzetto Scenografico, bisognava  ricavarne la Pianta e la Sezione in scala ed una relazione su come si sarebbe operato per realizzare lo spettacolo in riferimento anche a i Settori  techinici che dipendono dalla Direzione dell’Allestimento Scenico. Consegnati i fogli, sia per la Relazione e sia per il Disegno tecnico. Gli altri concorrenti non riuscirono a completare i compiti, proposti per qell’esame. Lo sviluppo del Disegno, occorreva incollare diversi fogli, perché si sviluppava oltre la misura di un foglio  50 X 70, questa quasi “spettacolare” procedura, sbalordì gli astanti, che continuavano a stare immobili con i Fogli occorrenti  “Intonzi”. Anche la mia  valigetta pieni di strumenti di lavoro, intimidì gli Astanti che erano solo forniti  di una riga, di una squadretta e una matita e una  gomma da cancellare. Credo che fossero  un poco forniti. Conclusi gli Esami riuscendo ad risolvere tutti i “Temi”, fui ammesso agli Orali, la Commissione giudicatrice era formata da il Famoso Scenografo Realizzatore Camillo Parravicini, che aveva uno Laboratorio a Roma, oggi storico, credo che esista un Museo dedicato al suo Lavoro decennale, per il Cinema e  sia per i Teatri di Prosa e sia per quelli Lirici, inoltre ricordo la presenza dello Scenografo e Pittore e Docente Gino  Morici  presso  l’Accademia di Belle Arti di Palermo, un Funzionario del Massimo e qualche altro componente che non ricordo. Mi interrogarono, ricordo vagamente, sul Teatro Lirico,e sulla Messa in scena e sugli Strumenti e le Attrezzature tecniche del Palcoscenico. Vinzi il Concorso.

         
Seppi dopo, che gli altri Concorrenti  avevano presentato “foglio bianco” ed io sono stato l’unico ad essere ammesso a gli Esami Orali. Vorrei esprimere delle considerazioni, dopo essere trascorsi  quasi  sessanta anni, mi permetto di valutare quel Concorso. Noi Concorrenti avevano tutti i Titoli richiesti per essere ammessi, ma non basta avere la Laurea di Ingegnere o di Giometra per sviluppare  gli Esami in riferimento  a  un Lavoro che non si insegna da nessuna  Scuola, si impara “facendolo” e seguire una lunga “Gavetta” sul Campo. Quale Scuola esiste per diventare  Direttore o Vice Direttore dell’Allestimento  Scenico ? Quale Ingegnere  che anche se ha costruiti Palazzi e un Geometra che ha progettato Casette  rustiche solo con un piano-terra ? E forse  non avevano frequentato un Teatro nemmeno come Spettatori ? Come si puo’ conoscere la “Macchina del Palcoscenico se non si è stati, nemmeno sul Palcoscenico, per soddisfare una curiosità ? I laboratori che sono formati di lavoratori  specializzati, artigiani di alta professionalità, come la Sartoria, che non confeziona Modelli di Vestiti per delle  Sfilate di Moda, ma devono sapere realizzare Costumi  dalle forme  più stravaganti utilizzando anche materiali  non appartenenti alla tradizionale Sartoriale, come il ferro la Gommapiuma, la  Plastica, la Paglia etc, e il Capo della Sartoria deve sapere realizzare dei Costumi storici esattamente precisi, avendo dei Carta-modelli, che servono per non improvvisare confezioni  approssimative.Dove si impara a diventare Direttore di una Sartoria Teatrale?, In nessuna  Scuola  e  i Calzolai ? non certo costruiscono scarpe alla moda ! ma Calzature  le più  stravaganti possibili. sia  come forma ,sia  come materiali che spesso servono i più improvabili e gli Attrezzisti che devono costruire degli Arredamenti completi in rigoroso stile di un epoca o degli  elementi inventati che non esistono in realtà,sapere scolpire Statue, Colonne, Fregi,realizzare spade coltelli etc.e così i Macchinisti di Palcoscenico, i Macchinisti –costruttori, I Datori di Luci oggi “Ligt Desagner, ( in America si vi sono Corsi formativi). il Reparto Elettricisti,non sostituisce lampadine fulminate o ripara i cortocircuiti, ma ognuno con la sua specializzazione, monta e manovra tutte le specie di Proiettori, Bilance, Cerca-persona o Occhio di Bue, etc. E La Direzione dell’Allestimento Scenico deve sapere dirigere tutti questi Reparti, composti da circa trecento Lavoratori specializzati con la pratica  decennale.
Mi ricordo che mi hanno raccontato che durante la “Seconda Guerra Mondiale “al Teatro Massimo vi “abitavano” delle famiglie e un Elettricista dal cognome Bianco, che lo ho conosciuto e che sua madre lo ha partorito sul  Palcoscenico.
Il Teatro è una cosa seria che si attiva con seri Professionisti, spesso si pensa che  il Teatro sia  un “Luna Park”, un luogo anarchico di continuo divertimento. lo frequentavo come Funzionario e mi ricordo che alla fine degli anni sessanta frequentavo la Famiglia  della mia fidanzata, vi era uno Zio, un simpatico e anziano Medico,che spesso con giocosa ironia,mi ripeteva  questa frase : “ma vai sempre a teatro a divertirti, beato tè” ed io ogni tanto incontrandolo gli dicevo:...” ma Zio Mario vai sempre all’ Ospedale,perché non ti curi bene?”. Era un tormentone come una trasmissione di Enzo Arbore.  In realtà  forse adesso  i cittadini sono più informati che il Teatro è un orologio,dove tutto è calcolato anche in minuti, per via delle prestazioni Straordinarie e per il rigore di tutte le prestazioni necessarie per i Montaggi delle Scenografie, sia per le Prove di  Regie o di Insieme cioè regia dei Cantanti del Coro e delle Comparse e dei Ballerini, con la partecipazione dell’Orchestra.
Vinto il Concorso nel 1969, per la mia  preparazione sul “Campo” da diversi precedenti anni mentre gli altri Concorrenti, invece, sono stati presuntuosi ed anche ingenui. Certe professioni non si possono improvvisare.
Nel 1970/71, inizio degli studi, verso l’interesse per la sperimentazione e la ricerca Teatrale, oltre che dal punto di vista Scenografico, anche da quello Registico e
Nel 1972, con un gruppo di giovani Attori e Attrici e non, fondo il “gruppo teatro (r). La lettera “erre” non è legata alla lettera iniziale del mio cognome, ma è l’iniziale del nome “ricerca”.

Nel 1973, credo che la pittura dei quadri, appesi alle pareti non mi interessa più e organizzo  una“ Performance”  legata al mio “addio al  Quadro”, in un momento certamente  molto produttivo, sia per i riconoscimenti ottenuti e sia per i progetti importanti che mi avevano proposto,ma lo Spettacolo mi aveva  risucchiato, era dentro di me,fin da quando ero bambino e ragazzino e non potevo rendermene conto, che giocando, non facevo altr che costruirmi delle Scenografie dove recitavo e facevo il Regista, lo Scenografo e il Costumista, riempiendo intere stanze della mia casa, riempivo grandi spazi con la mia creatività, spazi grandi  come un Palcoscenico. A volte mi allargavo oltre  le mie camere e giocavo con dei ragazzini  che  si affacciavano dai balconi delle loro case  nello spazio interno di alcuni palazzi  limitrofi. Alcuni  momenti  sparavamo e gridavamo sia per recitare, interpretando,per esempio, dei Cow Boy o degli Indiani, sia perche’ tutti noi eravamo distanti, l’uno dall’altro  e non ci siamo mai  conosciuti, ma eravamo  amici e nel ricordo lo sono ancora,ma tutto quel chiasso ( creativo ! ) disturbava  la quiete  di  decine di famiglie,che a volte ci gridavano: “basta,basta,finitela”, avevamo un pubblico  ostile ! Ho anche “Trafficato” con un piccolo Proiettore per pellicole da 35 mm. che la compravo a metraggio da un negozio che oggi lo chiameremmo Emporio, e organizzavo nella mia stanza la sala dove proiettavo quei spezzoni di Film a dei miei amici, che venivano a trovarmi con grande entusiasmo. Ma naturalmente  non mi accontentavo del piccolo spazio di casa e ho provato a proiettare le immagini sulla facciata di fronte al mio balcone, con lo stupore di molte famiglie che si affacciavano per assistere a questa inaspettata apparizione. Non è un vanto,ma una costatazione temporale ho preceduto di circa sessanta anni a Peppuccio Tornatore con la sua breve scena della proiezione di uno spezzone di una pellicola  sulla facciata di un palazzo, che è stata la scena del primo Lungometraggio dal titolo “Cinema paradiso”. Lo ho intravisto, a Palermo, alcune volte, quando era giovane, in occasione della proiezione del  suo “corto”, dedicato al “Carretto siciliano”.
Ritornando al mio divorzio col “Quadro”, ho “rappresentato” questa mia decisione,pubblicamente, con una “Performance “ denominata “Una Possibilità per una Retrospettiva “, e la ho realizzata presso uno spazio adibito a manifestazioni culturali, che era stata in passato una Chiesa chiamata, Santa Maria la Nuova, che mi è stato concesso dal Comune di Monreale.Questo evento rappresentava una mia “Personale di Pittura “. Gli invitati conoscevano la mia professione di Pittore e anche  alcuni cittadini di quella Città. Città, dove avevo esposto diverse volte i miei Quadri e vinto diversi Premi.Lo spazio  delle pareti  erano spoglie non vi erano  miei quadri. e vi era, in fondo, di fronte all’ingresso, un gruppo di giovani Attori e Attrici, intrecciati a terra  e strisciando emettevano diversi  mugugni, ed erano contemporaneamente, diffuse della musiche composte appositivamente dal Compositore tedesco, Helmut Laberer. Tutti questi componenti drammaturgiche erano nascoste dietro un portone chiuso, in attesa dell’arrivo di un finto Onorevole e del suo finto Autista. Con una  vecchia coppie di trasmettitori portatili, che mi dovevano informare quando gli invitati  erano abbastanti  numerosi, per fare arrivare la Automobile  della finta Autorità. Dato il “via”, aperto il portone,  la gente si precipita ad entrare, io spiegavo all’Onorevole i quadri che non vi erano, il risultato inaspettato è stato che il Pubblico continuava a guardare, camminando, le pareti vuote come se vedessero i mie quadri che spiegavo alla “Autorità “ presente, mentre alcuni scapparono veloci spaventati dal grumo di corpi striscianti. La “Perfomance” è riuscita benissimo, la conclusione si è svolta con un numero di curiosi a parlare di Arte con me ed in particolare di quell’Avvenimento che hanno vissuto.

Quella  mia  attività è iniziata  fondando un  Teatro Sperimentale denominato  “gruppo teatro ( r)”, formando un  gruppo Teatrale.Questa esperienza  era stata possibile  realizzarla, perché all’inizio del mio Impegno verso il Teatro Massimo  si svolgeva solamente di mattina,e il Lunedì era il giorno di riposo,per cui con questi spazi temporali liberi, potei scolggere quella esprienza. A quel gruppo di giovano Attori e Attrici ho integrati  degli Attori  non giovani come, Gaspare Cucinella, Elio  la Fiura e suo giovane figlio, e una non giovane  Attrice che non ricordo il nome e una  curiosa ospite delle nostre conversazioni, che era una ragazza milanese Grazia Magrini, che era venuta a Palermo per alcuni giorni ed è restata per molti mesi ed è diventata una Attrice del primo Spettacolo. E vi era  presente anche Franco Scaldati che  aveva accettato, credo come debutto, allo spettacolo come comparsa muta  e non aveva ancora la barba.
In questi Spettacoli che elencherò successivamente, mi sono occupato delle trascrizioni drammaturgiche, delle Scenografie, dei Costumi della Regia.

Gli spettacoli realizzati col "gruppo teatro (r)"
“ P.P.  per una riproposta “ (Il nostro primo Spettacolo) è stato, tratto dalla Favola di Peter Pan di J.M. Barrier e con le musiche originali del compositore Helmut Laberer e siamo Invitati  a partecipare alla Rassegna Teatrale Internazionale di “Incontroazione ’72 “, presso il Teatro-tenda, Martini.
“ H “ , una sintesi negativa sociale del Nazismo. Regia, Scene e costumi.
“Oh …Lodovico”, dal  Peer Gynt di  H. Ibesen. Regia, Scene e costumi.
“ Macbeth “  di W. Shakespeare. Progetto i Costumi, gli Attrezzi e le Luci, del per la Regia di Michele Perriera, presso il Teatro Biodo di Palermo.
Nel 1975  organizziamo  una Rassegna di  Cinema  Underground internazionale denominata “Experiment   Palermo 75 “
“ Marzio ed altri Simili “ , da  brani  da W. Shakespeare, O. Wilde, B. Brecht, Regia, Scene e costumi.
“La Donna Perfetta, di Dacia Maraini, Regia, Scene e costumi.
“ La madre “  di  B. Brecht. Regia, Scene e costumi.
Nel 1978 si scioglie il “gruppoteatro (r)” per far spazio alla costruzione di un albergo chiamato tutt’ora “Astoria Palace Hotel” in Via Montepellegrino.
Nel 1980  fonda con la Maestra di Danza,Eliana Lo bue il  “Centro  Teatro Danza”,per la diffusione  e l’apprendimento iterdisciplinare della Danza. E organizziammo degli “Stage” di  Hall Jamanuci, mimo Giapponese e  di  Elsa Piperno, Maestra e Coreografa di Danza  Moderna.
Successivamente  realizzo con la Coreografia di  Eliana Lo Bue, per il Centro Teatro Danza, degli spettacoli, occupandomi  della Regia e dei Costumi e della Scenografia  e veniamo invitati  alla Rassegna Nazionale  “La Zattera di Babele “, ad Erice, con lo Spettacolo di Danza  dal Titolo “ S. B. &.L.P. Beckett – Pirandello Film “.  E successivamente  sempre con Eliana Lo bue Coreografa,  organizzammo uno  spettacolo di Danza  dal titolo “Io non ho Occhi che per tè“, occupandomi della Regia, della Scenografia  e dei Costumi, presso il Teatro Dante.
              
Nel 1981 vengo  selezionato con il Curriculum e dopo ho superato anche il colloquio con  Eugenio Barba, presso il “Piccolo Teatro“ e il Centro per la Sperimentazione di Pontedera, per essere ammesso alla 2^ Sessione  dell’ “International  Scool of  Theatre Anthropology“ ( I.S.T.A.) che si è svolta a Volterra, in Toscana, e  sono  stato invitato a partecipare come Regista di “Teatro di ricerca”, insieme ad altri 25 Registi Italiani selezionati,provenienti da diverse Regioni, mentre i 25 Attori vengono selezionati da diverse Nazioni, come: la Turchia, Argentina, Italia, Repubblica Federale Tedesca, (Danimarca), Columbia, Perù, Francia, Ungheria, Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Belgio, Giappone, India, Israele, Svizzera, Libano, Norvegia, Paraguay, Olanda, Svizzera, Stati Uniti d’America, Panama.
Quella Scuola itinerante, l’ I.S.T.A. ha la Sede a Holstebro, in Danimarca è stata fondata dall’Antropologo e Regista Teatrale, Eugenio Barba e la “Equipe Pedagogica” è formata da: Catsuko Azumo e Mai Azuma, Coyuri  Imafuji, Shizu  Kineja, Tsao  Chun-Huì, Tony Cots, Gisela Cremer, Richar Fowler, Jerzy Grotowski, ingemar Lindh, Cosuke  Nomure, Sanjukta  Panigrhaj con i Musicisti Jagdish Burman, H.K.Das, G.Kishore Kumar, Bishnu  Mohan Pradham, Gangadar Pradham, J.P.Varman, Ragunath Panigrahj, I Made Pasek  Tempo con I Dewa  Ayu Ariani, Wayan Gatri, I  Wajan  Lantir, Ni  Waian Lastri, Anak Agun  Putra, I Nyoman Punia, Desak Putu Puspawati, Made Putri , Desak Ketut Susilawati, Ni  Made Putri, Desak Ketut Susilawati, Ni Nyoman Suyasning, I  Wyan Suweka, I Gusti Nyoman Tantra, I Made Terika, I Ketut Tetur, Ni Made Wati.
La “Equipe Scientifica” dell’I.S.T.A. era composta da: Franco Ruffini, Semiologo Teatrale (Italia), Peter Alsass, Neuro-Psicologo (Francia), Moriake Watanabe, Pedagogo Teatrale ( Giappone), Ferdinando Taviani,Sociologo Teatrale (Italia), Jan Pradier, Psico-Linguista (Francia), Jerzi Grotoski, Pedagogo Teatrale (Polonia), Sanjutta  Panigrai, Teatro Orissi (India), Tony Cotz, Iben Negel Rasmiussen, Tage  Larsen, Odin Tetret (Danimarca), I Made Pasek Tempo, Teatro di Bali  ( Indonesia), Katzuco Azuma,Teatro Buyo –Cabuchi (Giappone), Ingemar Lindh, Istitutet for Scenkonst (Svezia).
I “Pedagoghi” ospiti erano: Roberta Carreri, Orazio Costa, Dario Fo,Keith Johonstone, Tage Larsen, Iben  Nagel Rasmussen.
Eugenio Barba è anche il fondatore del famoso “Odin Teatret” con sede a Holstebro, in Danimaca. Ha ricevute diverse Onoreficenze, tra le quali, quella di “Cavaliere  dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana, Commendatore  dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Un Premio dell’Accademia Danese, Croce di Cavaliere  della Regina di Danimarca.
Questa  esperienza  unica e irripetibile per la  presenza  di tanti  Pedagoghi  di tante Nazioni e di diverse Specializzazioni inerenti al Corpo e alla Voce dell’Attore, e sopratutto  la possibilità di un confronto diretto, per  3  mesi consecutivi, con le tecniche dell’Attore  Europeo e quello Orientale, ( Euro Asiatiche). Eugenio  Barba ha  ricercato e studia da circa  cinquanta anni è ha trovato che le tecniche dell’uomo in una rappresentazione Teatrale, che ripete banalmente e cioè, copia quelle della  vita quotidiana, che non è, allora, creatività e non si può chiamare “Arte”. Questa suo studio, lo ha denominato “Antrpologia Teatrale“ creando un nuovo percorso inerente alla “Rappresentazione Teatrale” è ha denominato specificando, la differenza sostanziale  che   le “tecniche” del corpo e della voce nella vita “quotidiana” si possono chiamare “Locadharmi” e quelle di Attore, ”Natiadharmi”. Queste sue intuizioni sono state esposte, alla 1^ Sessione dell’ I.S.T.A. effettuate  nel 1980 a “Bon”in Germania,nella “2^ Sessione dell’I.S.T.A.” a Volterra. In alcuni giorni si è organizzato la partecipazione di molti studiosi,Giornalisti,Professionisti del settore, che erano stati invitati ad un dibattito su queste Ricerche di Eugenio Barba e le finalità di quella “Scuola Itinerante. “il percorso pedagogico e sperimentale, si svolgeva iniziando alle  ore 6 del mattino e si era svegliati,cito solo un esempio di  un mio risveglio, che stato sollecitato da una dolce musica di un Flauto, suonata pianissimo vicino ad un mio orecchio e dopo facevamo delle camminate con un passo svelto in alcune vie di Volterra cercando se si desiderava  fare coppia, ma doveva accadere senza parlare ne fare cenni, la durata era di circa  mezza ora,dopo,in silenzio facevamo colazione con del  Thè  e delle fette di pane. Ed iniziavano le “informazioni” pedagogiche sia Collettive per Attori e Registi,con Eugenio  Barba e sia quelle specifiche per i Registi sia quelle per gli Attori. Tutti noi “Allievi” siamo stati divisi in “Famiglie“ ed ognuna aveva una Capo Famiglia o Una Capo Famiglia, la nostra “Maestra”  è stata  Sanjutta  Panigrai era una Maestra della Danza dell’Isola di Orissi, presso l’India, era,perché è morta prematuramente. Era una nota Danzatrice nel suo Paese ed era una  discendente del  dio Sciva e non avrebbe potuto insegnare la sua Arte, al di fuori della sua Terra, ma ha trasgredito le sue ferree tradizioni ed è andata a seguire, apportando il suo contributo ad Eugenio Barba.
Imparavamo il  “Traenig” per  scoprire nuove possibilità nascoste, sia del corpo sia per la “sonorità vocale”. nel mezzo del mattino vi  era una ora chiamata “Gipsj  Time“ e consisteva che ognuno di noi poteva scegliere un Maestro per provare o acquisire nuove esperienze, io scelsi il Giappone, mi affidai al gruppo Giapponese che indossava il tipico costume originale (kimono) e mi piaceva sperimentare la loro famosa vocalità. Iniziai ad avere una grossa difficoltà ad sedermi con le gambe incrociate, già dolorante,cercando di non fare capire il mio disagio, iniziai a cercare di copiare la fonetica, con le perentorie indicazioni di come usare la lingua e la apertura della bocca e la giusta emissione del  respiro. La Maestra era una Signora serissima, non la ho vista mai ridere, io contorcevo la lingua, la bocca, fiatavo deliberatamente, non riuscivo a ripetere le indicazioni che erano difficilissime, infine quella  Maestra serissima  sorrise e disse in giapponese che sembravo un cane, questo lo ho capito prima dal sorriso che stato l’unico, per tutta la durata del  Corso, ed anche perché me lo feci tradurre da una sua Interprete. Cercai di continuare su altri informazioni, ma le gambe non resistevano più,erano dolorosamente addormentate,per fortuna  era finita l’ora di queste opportunità e mi alzai e approfittando dei saluti (ohayò) e dei ringraziamenti (arigatò) mi feci affluire il sangue nelle gambe. La mattina dopo cercavo di sfuggire alla loro vista ma mi intercettarono ed io finsi di non capire. Tutto il Corso si sviluppava imparando le nuove possibilità della Messa in scena comprendendo le “Tecniche  Extraquotidiane”. Come Regista ho realizzato alcune “Performance” con gli attori, sotto la guida di Barba ed anche delle trascrizioni drammaturgiche di Testi  di W.Shachespeare, sotto la guida di Franco Ruffini e  naturalmente sono tante le vicissitudini che ho vissuto e dunque non posso fare la cronaca di tutti i tre mesi di apprendimento, ma è importante che  ricordi che dopo la mezza notte, tutti sia gli Attori  sia noi Registi, seguivamo una Messa in scena di Eugenio Barba, era su un Testo di “Bond”.

Oltre la esperienza nel Campo Teatrale vi era un  interessante e piacevole  contatto tra tante Culture diverse. A l’ora di pranzo ogni Nazione o Citta preparava una pietanza legata al suo Territorio, è stato  uno scambio gustoso ed irripetibile. A cena si andava, invece a mangiare  in vari Ristoranti di Volterra, con “Ticchet“. Il Corso era considerato come una Borsa di Studio, non pagavamo nulla.Un altro ricordo che mi sovviene, adesso, è quello del Tramonto di qualche volta che vi erano le musiche orientali dal vero, come sottofondo e dei bastoncini accesi che profumavano l’aria, facevano parte di rituali religiosi, anche nel pavimento dove operava Sanjutta Panigrai si accedeva a piedi nudi, perché era un elemento sacro. Nella penombra vidi per la prima volta le Lucciole volare ed emanavano una lucetta, mi sono commosso, ma non era una manifestazione  residuale, nascosta, di un tempo degli anni ‘60/’70, perché allora,non  avevo  la Sindrome degli Ippy o dei Saniasi, a quei tempi pensavo all’Arte, e non  seguivo le fughe pseudo-religiose  dei  Falsi Santoni in Oriente. e nemmeno assumevo  delle droghe, fumavo solamente tre pacchetti di Malboro al giorno, nessuno è perfetto  ed è da una quarantina di  anni che non fumo più. Questo per la cronaca.
Era bizzarro comunicare tra noi vi erano decine di Linguaggi, o non si riusciva spesso  a comunicare, ma ci sforzavamo di parlava con qualche parola francese, inglese, italiano e sopratutto gesticolando con le braccia e le  mani. Una volta andando in Farmacia cominciai  a gesticolare e parlare miscelando diverse lingue, poi mi sono ripreso e chiesi in Italiano la medicina. Non Vi era  un Telefono ed i Telefonini dovevano ancora essere inventarli e il nostro contatto con l’esterno era, spedire e ricevere lettere. Qualcuno diceva cinicamente e ironicamente che  quella Villa dove  vivevamo, era un misto tra la “prigione e un Convento”.
E’ Stato un periodo esperienziale profondo che mi ha insegnato molto sulla estrema ricerca della messa in scena. Eugenio Barba ha segnato un capitolo storico sul Teatro nel nostro Secolo ed è meritevole di essere inserito nella “Enciclopedia Tre Cani”, e di avere ricevuto diversi  meritati Onoreficenze, come: Cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà, Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, un Premio della Accademia Danese, Croce di Cavaliere  della Regina di Danimarca.  Dopo i tre mesi passati in una grande villa  dentro un  vasto giardino e  in una Città silenziosa come Volterra, tornando a Palermo sofrii, per qualche giorno, per l’aria pesante e per una Città rumorosa, e anche ho avuto bisogno di qualche tempo per metabolizzare quelle  esperienze complesse, vissute.
Nel 1982 continuai gli studi sulle Tecniche Teatrali, e frequentai a Torino un corso Teatrale denominato:
“Il Corpo,una finestra sul Mondo” e i Docenti sono stati:
Ulla Aliasarvi , ricerca  dei Suoni  e della Vocalità, (Docente  di Storia del Teatro e Fonologia (Università di Helsinki);
Lasaad Saidì, Docente presso la “Scuola del Mimo”  Jacque  Lecoq. ( Parigi );
Irina Harris, Inprovvisation  Contat  Dancing “, Coreografa e Pedagoga Teatrale (New York);
Ricordo che  arrivando in Aereo a Torino, ho preso con Eliana Lo Bue un Taxi per proseguire per la destinazione del Corso.Dopo un piccolo tratto, era il periodo del terrorismo, il Tassista ci disse : ”siete dei personaggi important ? ”avevamo la voglia di dire “ Si !”  ma tornando alla realtà abbiamo risposto : no, perche?. la risposta è stata : “perchè vi una macchina della Polizia che ci segue, adesso giro per una traversa se continuano, mi fermo” e alcuni Agenti  di polizia ci raggiunsero e ci intimarono di uscire dal Taxi, lentamente, come accade nei Film, e ci circondarono puntando contro di noi un mitra e una pistola, non è stato piacevole, controllati i documenti, ci salutarono  e noi proseguimmo per il nostro Itinerario.
Successivamente mi occupai della conoscenza della funzione del “Bios“ e del “Logos” dell’Uomo e con interesse, anche l’Inconscio, avendo appreso direttamente e personalmente le funzioni della “Psicoanalisi”. Un mio primo “contatto” con questo argomento, è stato molti anni addietro, con la Dottoressa Costa, che era stata Allieva diretta della Psicoanalista, Alexandra Von  Wolf –Stomersee, che è stata a sua volta, Alliva diretta di Sigmund  Freud, ed era moglie di Giuseppe Lanza di Lampedusa, ed ha “portato“ la Psicoanalisi a Palermo, la dottoressa Costa mi disse un giorno: “…se una persona cammina su un marciapiede e gli casca un vaso con una pianta  sulla sua testa non è una casualità dannosa, ma una concausa che si poteva evitare”.
Ho anche, creduto, di avere compreso  che il Teatro non può fare a meno della Scienza,come gli sudi della “Prossemica”,della “Percezione Visiva “, del “Linguaggio del  Corpo”, la Funzione del Colore, percepito”, La funzione del “Ritimo” e della funzione del “Vedere“ e le “leggi” della Composizione, la Gestalt con il collegamento col le funzioni specifiche del Cervello e le conoscenze  di superare limiti  della nostra Percezione ottica, come e così possibile potere vedere un film, senza percepire lo scorre dei fotogrammi che vanno a  4 Fotogrammi al secondo e nei Video  occorrono 900 “Frame” al minuto. Gli “Illusionisti” sono bravissimi a prende in giro  la nostra funzionalità “limitata” del vedere. Nel V° Secolo i Greci guardando le colonne di un Tempio, a metà altezza, apparivano rigonfie e misurandole si accorsero che erano perfettamente cilindriche e allora, gli Architetti Capirono di modificare la perfetta cilindricità e creando una rastemazione, chiamata da loro “Entasis”, e dal basso si sono viste perfettamente diritte, avevano capito che era una visione non perfetta dell’Occhio, una illusione ottica.
Verso la fine degli anni ’50, anche Palermo inizia a “colorarsi “ sia sul piano  reale, sia sul piano della fantasia e dei sogni  per noi giovani e non solo. Provenivo da una Palermo che era colorata (si fa per dire !) tutta in nero: le Automobili erano solamente di colore nero, cosi’ anche gli Ombrelli, i vestiti degli uomini erano tendente al grigio, mentre le donne anziane erano vestite a lutto, dunque di nero, perché  si doveva”portare” per moltissimi anni, e durante questo periodo, moriva un altro famiglio, ed il lutto si protraeva ancora per altri anni. Gli Uomini in lutto, quando si liberavano dei  Vestiti neri,si applicavano nei vestiti un poco più chiari, o una fascia  larga nera sulla manica sinistra il alto, oppure un bottone nero imbottito di stoffa messo nell’occhiello. In alcuni portoni, in periferia  di allora, si applicavano delle lunghe strisce di stoffa di colore  nero sui portoni  della casa del defunto, i grembiuli dei bambini che frequentavano le Classi Elementari come mè, erano neri, le copertine dei quaderni scolastici erano nere, le Carrozze erano nere, (ancora oggi), le Divise dei Carabinieri erano di colore nero ( oggi sono di colore azzurro con profili in rosso), i Postini avevano anche loro la divisa di colore nero, i Costumi da bagno sia delle donne sia degli uomini erano di colore nero. E forse tante altre occasione per usare il colore nero,mentre il colore Bianco, era in esclusiva delle Spose, delle Prime Comunioni,dei Battesimi,delle Cresime e dei Lenzuoli per il Letto. Come scrivevo prima, alla fine degli anni ’50 iniziammo a colorare  la Città, i Vestiti di tutti i colori, le automobili  iniziarono ad essere colorate, io indossavo, negli anni ’60 una Pelliccia sintetica di colore Celeste.Iniziarono ad arrivare le notizie sui  Pittori, e sulla Pittura moderna, sognavo “Montmartre, l’anima Bohemien di Parigi, via Margutta a Roma, i “movimenti” delle  nuove  Correnti Pittoriche di Londra, della Germania, in America, etc.
Nel 1987, Partecipo a Lecce, a un Seminario Teorico Internazionale, diretto da Eugenio Barba, dal titolo “Tradizione dell’Attore  e identità dello Spettatore. dialoghi Teatrali”. I temi svolti sono stati centrati sugli Studi della correlazione Testo e l’Azione in Teatro e la Semiologia e la Antropologia  Teatrale.
Tornando in dietro nel 1983 fondo la “Compagnia del Natyadharmi” tengo Corsi Biennali  per Attori e Scenografi per approfondire la connessione tra Scienza e Arte, dopo alcuni anni,insieme ad alcuni Allievi, Attori e Scenografi inizio un Percorso di studi denominato:
“Progetto Shakespeare” che si è articolato sulla messa in scena di : “Amleto”, “Macbeth”, “La Tempesta“ curandone la Regia, le Scenografie e i Costumi, che rappresentammo, con i Contributi Regionali, in alcuni Comuni della Sicilia.
          
Successivamente, tengo Seminari, su vari Temi del Teatro e Collaborazioni come:
“ Pratiche dell’Attore e Pratiche Scenografiche, ho condotto un Seminario Teorico e pratico presso L’ Università di Palermo, per la Cattedra del D.A.M.S.;
“Macbeth e le Tecniche   Natyadharmi”  ho condotto  il Laboratorio Teatrale dell’Università di Palermo “Il Corpo dell’Attore”   presso il Teatro comunale di Vittoria;
“La Maschera e l’Uomo“ ho condotto  un Corso  di Tecniche di Perfezionamento per Attori, presso il “Teatro Biondo Stabile di Palermo; “Espressività del Corpo”  ho tenuto delle lezioni presso il “Centro Teatro Danza “;
“Laboratorio Teatrale” ha tenuto un Corso  sulle Tecniche Scenografiche  della Messa in Scena, presso  ARS NOVA. “Tirocinio Formativo” , sono nominato Tutor, dal Teatro Massimo, per un gruppo  di Diplomati dell’Istituto d’Arte, per un Tirocinio  formativo  presso i Laboratori  di Scenografia, Costruzioni, Attrezzeria del Teatro Massimo;
“Attivita’ di Tirocinio Formativo  per la conoscenza  diretta  del Mondo del Lavoro”  sono nominato Tutor, dal Teatro Massimo, per un gruppo  di Diplomati  dalCorso di Scenografia  della Accademia di Belle Arti;
“Corso di formazione professionale”  sono nominato Tutor per 20 Tecnici Polivalenti  di Palcoscenico, Scenografi e Costumisti. Il Corso era patrocinato dall’Unione Europea  e dal Ministero del Lavoro. Si svolse  presso il Teatro alla Scala, Milano, Teatro San Carlo, Napoli, Teatro Massimo, Palermo;
“Corso di  Storia del Teatro e della Progettazione Scenografica“ sono  stato invitato come Coordinatore e Relatore presso l’Istituto d’Arte. Patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione;
Battagli e Lumachi“ di  Salvo Licata, ho collaborato all’allestimento presso il Teatro Biondo Stabile di Palermo.
Ha Progettato in diversi anni, presso il “Foier” del Teatro Massimo, diverse Mostre :
“Mostra dell’Arredo scenico ,dell’Attrezzerie” del Teatro Massimo
“Strauss e Hofmannstal” esposizione di Documeti ed Elementi Scenici;
“Mostra degli Strumenti Musicali” di tutto il Mondo, progetto questa mostra, in collaborazione con Il Museo della Scala e la Collezione “Scarano”;
“Mostra dei Costumi all’Opera: progetto questa Mostra che esponeva Dieci anni  di Costumi realizzati dalla Sartoria del Teatro Massimo;
“Guttuso e il Teatro Musicale“  ho progettato la 1^ Mostra  di tutta la  produzione teatrale composta di 250 Bozzetti e Figurini, nel decennale della sua Morte. La Mostra si è svolta sotto l’Alto Patrocinato del Presidente della Repubblica, con il Patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, su invito de Comune di Palermo, degli Archivi Guttuso e del Teatro Massimo, e successivamente presso il “Ridotto del Teatro Municipale Valli” di Reggio Emilia;
           


“Progetto dell’Officina – Laboratorio  delle Arti  e dei Mestieri  del Palcoscenico”  dal  Teatro Massimo mi viene affidato l’incarico del Responsabile del Progetto. E’ un progetto formativo per: Cantanti lirici, Maestri Collaboratori, Scenografi collaboratori, Costumisti, Macchinisti costruttori, Truccatori, Parrucchieri, Elettricisti, Fonici. Il Corso e formato da oltra 40 Docenti come:Ferruccio Soleri, Marcello Gatti, Lella Cuberli, Santuzza Calì, Ugo Gregoretti, Paaolo Terni, Raffaele del Savio, Paola Bignami, Renato Barilli, Leon  Maniera, Citto Maselli, Antonio,Antonio Mastromattei, Claudia Celi, Eufemia Brancato Borraccia,Marco de Marines, Giulia Mafai, Marco Dentici, Bruno dal Bon, Ronaldo Panerai e altri ancora. Hanno aderito: L’Accademia Nazionale  d’Arte Drammatica, Silvio D’Amico,il D.A.M.S.di Bologna e di Roma e di Palermo, l’Accademia  Nazionale di Danza, il Centro Maschere Strutture Gestuali di  D.Sartori, Cinecittà, l’Accademia di Balle Arti, Palermo, l’As.Li.Co, Opera di Nizza;
“Responsabile Formazione, e Progetti Speciali“ Assumo questa Carica presso la Soprintendenza  del Teatro Massimo di Palermo;
Consigliere di Amministrazione” presso il “Teatro Biondo”;
Consigliere di Amministrazione“ presso l’ “Orchestra Sinfonica Siciliana”;
“Commissione di Vigilanza dei Pubblici Spettacoli“ sono stato Membro, per due Anni, presso la Prefettura di Palermo.
Considero gli Attori di uno Spettacolo come elementi “semiotici” e non come “Personaggi”,che sono legati alla “Tecniche – quotidiane”, quelle Tecniche che si utilizzano nell’espletare le nostre attività  giornaliere. Queste tecniche fisiche che vocali, vengono abitualmente riportate dagli Attori (non tutti) in Palcoscenico, alla ricerca affannosa per una riproduzione “perfetta”. La “riproduzione”, la copia della realtà, che non credo che possono essere considerata come una  manifestazioni di Arte. Tutti gli elementi che compongono una Rappresentazione Teatrale, come la Scenografia, i Costumi, le Luci, il Trucco, le Parrucche, la Regia, devono essere  considerati come una “tessitura” dove  ogni elemento ha un valore filologico e deve essere drammaturgicamente indispensabile. Anche è importante, nella preparazione di uno Spettacolo considerare, il Pubblico, che  non è una massa informe con un “pensiero unico”, come si intende comunemente, ma invece è una presenza di una diversità di presenze perché ognuno ha una propria caratteristica biologica, culturale, sociale, esperiensiale, perciò si costruisce in tutto il periodo della sua vita. una sua personale, ”Percezione critica”. Certamente, non considero le mie esperienze acquisite e dopo  prodotte, come un “principio assoluto”, ma vi sono degli elementi  che ho appreso ed descritto e applicato, e ho molti motivi per considerarli, come uno sguardo profondo e veritiero, oltre le mie passate conoscenze.

Tornando al Teatro Massimo, essendo Vice  Direttore dell’Allestimento Scenico ho collaborato con circa 5.490 Registi  e altrettanto Scenografi e Costumisti ed ho operato in Palcoscenico per seguire le “Prove di Scena, le Prove d’ Insieme (sono le prove con Regia, Cantanti e Orchestra) e le Prove Antigenerali e Prove Generali e Spettacoli per 15.642 ore. Questi calcoli,non certamente precisi,perché non si possono contare le “presenze” in una struttura Teatrale, perché ogni giorno, si svolgono dei diversi “piani di lavoro”, per le diverse esigenze. I calcoli matematici sono considerate in difetto e li ho effettuati, oggi per  la prima volta,  che  è il  2, Settembre, del 2023, dopo circa sessanta anni, del  mio inizio di  Funzionario  alla “Direzione dell’Allestimento Scenico”. Non ero un Funzionario burocratico ma avevo conseguito degli Studi, artistici, come ho scritto e continuerò successivamente, ho un Curriculum, denso di  studi Artistici  e di attività, legata alla Pittura, alla Scenografia, a i Costumi, alla Regia, sia di Prosa, sia di Lirica, sia di Danza e sia di Didattica Non vuole essere una presuntuosa sciorinata dei miei passati orgogliosamente vissuti, sono un uomo di 81 anni compiuti e non devo sbalordire più nessuno e non devo e non voglio, ancora, perché non serve “Presentarmi”. Questa mia attività al Teatro Massimo, mi ha messo in contatto professionale e di amicizia a una quantità di Artisti  di tutto il mondo,molti di una grande “caratura”, altri meno, ma anche questi, sono stati, importanti e determinanti, i loro  difetti e anche le loro, eventuali incapacità, vedendo i risultati finali. Queste mie “collaborazioni”, con Artisti, sono stati, anche importanti, per avere acquisito delle “Lezioni “ involontarie, ma determinanti per  le mie Attività di Scenografo, di Costumista e di Regista. Spesso gli aspiranti Registi, o Scenografi per apprendere il Mestiere per i  loro futuri “messe in scena” fanno gli Assistenti con qualche Regista o Scenografo, ne ho visti molti, ma la carriera di Autore, sono pochi a raggiungerla. Io ho collaborato, come ho scritto precedentemente, con circa  5.490  Registi e altrettanto Scenografi e Costumisti.
Per il Teatro Massimo:
             
“Il Campanello” di G. Donizzatti, sono stato:  Scenografo e Costumista, per la Regia di  E.Dara. presso lo  (Spazio scenico,nella villa del Teatro di Verdura);
“La Medium”  di G.C. Menotti, sono stato  Scenografo e Costumista perla Regia  di G.C. Menotti presso lo ( Spazio Scenico, nella villa del Teatro di Verdura );
“l’Unicorno, la Gorgona e la Mantigora  di  G.C. Menotti, sono stato Scenografo e Costumista, per la Regia di  F. Menotti presso lo  ( Spazio Scenico,nella villa del Teatro di Verdura);
“Concerto nel primo centenario della  morte di  Joannes Brahms sono stato  Costumista, è stato rappresentato presso (l’Atrio della Biblioteca Comunale), Palermo;
“L’ Iscariota di  G.F. Malipiero, sono stato Scenografo e Castumista  per la Regia di Ugo Gregoretti,presso il (Teatro ai Lolli).Palermo;
“Il Capitan Spavento“ di G.F. Malipiero, sono stato Scenografo e Costumista.per la Regia di  Ugo Gregoretti. presso il (Teatro Lolli). Palermo.
“La morte  nell’aria“  di  G. Petrassi, sono stato Scenografo e Costumista, per la Regia di Ugo Gregoretti,presso il (Teatro ai Lolli),Palermo;
“Mavra “ di Igor Strawinskj, sono stato Regista, Scenografo, Costumista. Direttore d’Orchestra, Carmelo Caruso. Orchestra Filarmonica Franco Ferrara (Teatro Massimo). Palermo; “I due timidi “di Nino Rota, sono stato Regista, Scenografo, Costumista. Direttore d’Orchestra Carmelo Caruso, Orchestra Filarmonica Franco Ferrara. (TeatroMassimo) Palermo;
“Ia notte di un nevrastenico” di Nino Rota, sono stato Regista, Scenografo Costumista. Direttore d’Orchestra, Carmelo Caruso, Orchestra Filarmonica, Franco Ferrara. (Teatro Orione), Palermo.
Alcuni spettacoli sono stati  realizzati con l’Associazione “Ars Nova”, diretta da Elisabeth smit
“Salvo d’Acquisto“  musiche di Antonio Fortunato, Direttore d’Orchestra Carmelo Caruso, Orchestra  del Teatro Massimo. Sotto lAlto Patrocinio della Presidenza della Repubblica.
       
Desidero ricordare che il Presidente della Repubblica  Carlo Azelio Ciampi ha voluto conoscere sia il Compositore sia me come Regista, e si è intrattenuto, narrandoci che quando era su un camion con altri militari, gli era stato raccontato che un certo giovane Vice Brigadiere dei Carabinieri, si era fatto fucilare da un drappello di Nazisti, al posto degli abitanti di un piccolo Paese dal nome “Torre di Polidoro, perchè vi era stato uno scoppio di una bomba mentre camminava una  Ronda di Nazisti, ma non era stato provocato dagli abitanti. Il Presidente Ciampi era Palermo per un incontro con la Presidenza della Commissione Europea, vi era presente, anche la Signora Clinton, e degli Agenti dell’ F.B.I. i Tiratori Scelti o Cecchini, posizionati su il tavolo della Segretaria del Soprintendente, a ridosso delle finestre, io ero quel giorno il responsabile del Palcoscenico ed ho incontrato anche i nostri  Agenti della sicurezza,che mi fecero spostare un armadio in metallo chiuso a chiave, che era a ridosso di un ufficio, appoggiato alla parete confinante al corridoio dove sarebbe passata la Signora Clinton, lo spostammo.Un Agente mi confidò, mentre era appoggiato sulla porta, dove si accedeva nel Palcoscenico,che aveva notato che i colleghi Americani, avevano una attrezzatura migliore della sua,indicandomi il suo polso sinistro.In Quella Occasione mi fu Presentato Il Presidente del Parlamento Europeo, Ermanno  Prodi, il Responsabile dei Servizi, Il Responsabile della Scuola. (che non ricordo i nomi).
Inoltre realizzo dei Cortometraggi:

“Il dissoluto punito, ossia il Don Giovanni”, curo la Regia le  “Locatio“e Costumi, partecipando alle Rassegne Video” :
“Video Festiva Riccione  ttvv,Riccione”, Riccione,
“Fotogrammi di Pietra” Petralia Sottana, Sicilia; partecipando
“Ma Don Giovanni è ancora qui ?”, curo La Regia, la “Locatio”, i Costumi, partecipando:
Arti Elettroniche”, Museo Pecci, Prato,
“Anteprima del Cinema Indipendente”, Bellaria,
“Paesaggi del Corto-”, Camporeale,
“Incontro con il Giovane  Cinema Italiano”, 6^ Edizione, Bologna,
“Fabbrica Europea”, Firenze;
“Facciamo che viva Ancora” curo la Regia, le “Locatio”, i Costumi e partecipo alle Rassegne:
“Video- Festival, Riccione TTVV, Vetrina Europa-premio Eti/Camera Oro  Parma,
“Scrittura e Immagini”, Pescara,
“Chi sé da quando in quà, gli Unicorni girano della città”, cura la Regia, le “Location”i Costumi. E ho partecipato a:
“Rassegna Italiana di Cultura”, Stoccolma,in occasione della presentazione  di “Operalaboratorio 97”,
“Video Festival“, presso il  Palazzo del Turismo, Riccione,
“Palermo (Settembre,Ottobre)”, cura la Regia e la “Location”,
Firmo le Regie video di Spettacoli di Opere Liriche rappresentate nello Spazio Scenico,presso la villa del Teatro di Verdura, Palermo e vengono trasmessi  sulla Rete Televisiva T.V.M. le Opere sono:
“Il Campanello” di G.Donizzetti,
“Pazzi per progettoi, di G.Donizzetti
“La Medium” di G.C. Menotti,
Gorgone, la Manticola, l’Unicorno, la Manticola  di  G.C. Menotti.
Tutti i Video da me curati come regista, Scenografo e costumista, sono presenti presso :
“Il Centro Audovisivo Regionale Lazio” Roma.
“Cineteca di Bologna“ Bologna.
“Archivio del Museo Nazionale  del Cinema“ Torino.
“Foto Artistica Regionale Toscana”   Firenze.
Nel 2004, scrivo un libro dal titolo “La percezione della messa in Scena”. Edito  dalla S.T.A.s.
La mia “attività” teatrale è stata oggetto di Tesi di Laurea: sul “gruppo teatro ( r ) di una Studentessa/Attrice, Marisa Maraventano della Compagnia Teatrale del C.U.T. e sullo Spettacolo Lirico, “La notte di un Nevrastenico” di Nino Rota che ho curato la Regia, la Scenografia e i Costumi, dove il Collaboratore Musicale e Studente del Conservatorio “V.Bellini” Aldo Scimeca, ha redatto una tesi di Laurea, su questa sua esperienza.
Sono “Socio Senior” presso  la A.S.C. “l’ Associazione degli Scenografi e Costumisti Italiani”, Cinecittà, Roma.
Sono citato come Pittore, come fondatore di Gruppi Teatrali e come Regista e Scenografo-Costumista,  come Filmaker, nelle seguenti pubblicazioni
Situazione della Pittura in Sicilia” , 1940/ 1970. Di Nicolò D’Alessandro, Celebes Editore.
“Artisti di Sicilia di Franco Grasso, Edizione  Il Punto.
Teatro” di Michele Perriera, S.F. Flaccovio Editore.
“No, io non sono colui che è” di Giuseppe La Monica, S.F. Flaccovio.
“Lo schermo negato” di Sirio Lungibol e Raffaele Perrettis. Edizioni  Shakespeare and Company, Milano.
“Teatro Massimo, 40 anni di Attività” 1936/1975 di Corrado Martinez , Edizioni  Priulla, Palermo.
Dopo avere svolto la Professione di Pittore, di Scenografo-costumista, di Regista, di Funzionario come “Vice Direttore della Direzione dell’Allestimento Scenico, presso il Teatro Massimo di Palermo e sono andato in Pensione dopo 45 anni di  onorato sevizio (così si dice normalmente). e mi sono fermato come per un “arresto ai domiciliari”, per difendermi dal Covid, ma lo avuto ugualmente, ma in forma leggera, con la  febbre sino a 37,2 e come sintomi ho subito dei problemi di sonno e di sveglia come “Jat –Lag”, per qualche giorno, e successivamente è sopravvenuta la situazione di emergenza per la temperatura altissima che ha superato i 45 gradi, per molti mesi, ma anche oggi che siamo a Settembre del 2023, la temperatura oscilla tra i 30/35 gradi e la mia permanenza in casa, così lunga  è un  record, mai raggiunto in tutta la mia vita dalla nascita ad oggi.
Contribuisce alla mia stazionalità, la mancanza, anche  di stimoli, Palermo non vi è nessuna Galleria d’Arte, ma il solo,storico di Teatro di avanguardia, Teatro Libero, fondato  e diretto dal Regista  Beno Mazzone, che ha portato a Palermo  dal 1972 ad oggi, i più importanti Pedagoghi Teatrali e Registi ed ha inventato la Rassegna teatrali internazionale “Incontroazione” ed ha donato alla Città una Struttura Teatrale, nel Centro storico, mantenendo un pubblico numeroso per diverse generazioni di nostri concittadini. vi è il Teatro Massimo e il Teatro Biodo, che  svolgono sostanzialmente, degli Spettacoli di Repertorio, che sono indispensabili che vengano rappresentati, ma non è solo Palermo che vive un lungo periodo di  squallore culturale.Attraverso la Stampa, la Televisione e dalle mie telefonate  che faccio e che ricevo dai  colleghi, ancora in vita come superstiti, come me, rimpiangiamo un passato emozionante  e creativo in tutti i campi come: Pittura, Scultura, Architettura, Cinema, Teatro, Moda, Letteratura, Televisione, Disagner, Arredamento ed altro, sopravviviamo a Testa alta, immersi in un continuo subire delle false Avanguardie, che sono delle ripetizioni  degli anni passati, che sono prodotte o per ignoranza o per malafede ad un pubblico corrotto dal nulla, nulla, nulla, etc. Avanza la Tecnologia, le Scienze, che vengono, da molti visti con sospetto, ma certamente sono colpevoli di molti errori,ma c’è un detto Siciliano che dice : “chi mancia fa muddichi“  traduco per gli improbabili lettori Milanesi,” “…chi mangia, cioè chi si attiva,produce inevitabilmente briciole, cioè qualche effetto collaterale, molliche”, dunque dobbiamo stare attenti inevitabilmente a non farci sopraffare dal cosiddetto “Progresso”che trascura, spesso, la etica, e gli indispensabili  “rapporti sociali” , mi  preoccupa la veloce e progressiva “Intelligenza Artificiale“ che nelle Università e nei Laboratori scientifici, cercano, credo affannosamente, di riprodurre, l’Uomo, e soprattutto le funzione del Cervello umano, io da semplice professore di Disegno e di Storia dell’Arte,conosco i limiti di conoscenza del nostro Cervello, che ad oggi, ne sappiamo il 30 %, e di questa minima percentuale e che il risultato non è definitivo.
Quando sento in televisione o leggo nei giornali, che alcuni Professori Universitari o alcuni Scienziati, sono sorridenti ed ottimisti del lavoro svolto e quello che è in corso dove appare una possibilità, non immediata, ma non ha lungo termine  che si possa costituire la nostra creatività, la nostra morale, il bisogno di affetto, l’odio, l’aggressività, la difesa per la sopravvivenza, l’amore, l’empatia, il bisogno sessuale che è una funzione fisiologica, per garantire la continuità della specie umana e non, il pensiero per la programmazione di tutte le attività fisiche e intellettuale, la programmazione, la curiosità, etc, e poco conosciamo dell’Inconscio, dei nostri tre cervelli, anche con l’apporto della Psicoanalisi, sia col metodo Freudiano, sia con  il metodo Junghiano ed altri, sia le  cure mediche dei Psichiatri, che ci consolano con pillole e gocce e abbiamo a volte qualche buon risultato, ma credo per un motivo che può essere descritto con poche parole, ogni uomo o donna ha una fisiologia,una biologia,una cultura,un passato ed un presente che appartiene solamente a se stesso e non è uguale a nessuno  altro o altra, nemmeno ai suoi genitori o fratelli. Un “R.O.B.O.T. non potrà rappresentare, neanche e solamente un Condominio. Gli Attori  in America sono in sciopero molti mesi e hanno bloccato delle Produzioni cinematografiche, perchè sospettano che possano essere sostituiti con la “Intelligenza Artifiliale. Di già qualche esperimento, riuscito è stato notato. Mentre il lato miracoloso, di questa attuale Robotica e che ha  fatto  danzare Ballerine che avevano perduta una gamba e fare camminare  persone senza una gamba, anche la applicazione di una mano o di un braccio. Anche la Chirurgia ha avuto dei progressi virtuosi, pensando il Trapianto del cuore,iniziato nel 1967 dal famoso e coraggioso “Christian Barnard”, che lo ha effettuato nella profonda Africa, nella Città del Capo, con il primo “paziente” dal nome Louis Washkansky che gli è stato trapiantato un cuore di una donna, ma il destino è capriccioso, C. Barnard è morto da  Infarto!! E ha prodotto  nel Mondo dei  successivi “imitatori” che hanno salvato la vita di  centinaia di persone nel Mondo. Poi è scattato la corsa dei Biologi, per trovare dei rimedi per sconfiggere il Rigetto. Tutta questa Scienza ha messo in difficoltà la Chiesa Cattolica dove nel cuore vi era depositata l’ Anima. Pazienza, le Religioni sono, nel tempo, diventati resistenti, alle scoperte scientifiche, che mettono in difficoltà le loro affermazioni, che diventano soprattutto un Credo solamente per i suoi Fedeli. Comunque credo che ancora  oggi, le Religioni hanno un ruolo importante per  i Popoli nel mondo.

Credo, naturalmente, che la Cultura e l’Arte nel suo sguardo, critico e anche per documentare la propria contemporaneità delle Civiltà, per  i suoi  pregi,ma soprattutto per  le  sue distorsioni, ma è soprattutto importante che l’Arte e la Cultura, anticipano con il loro “visionario” sguardo” il futuro.

                                                                        
Sergio Rubino, giovedì 7 Settembre 2023  alle  ore 15,40.


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